giovedì 18 settembre 2008

Shishe e decollete


Un paese musulmano a 12 giorni dalla fine del Ramadan .. la città di lavoratori annichiliti da un sole che incenerisce.

Sharm è Ramadan e digiuno e possente astinenza e rassegnata attesa.

E’ una città di turisti capricciosi alla ricerca di un esotismo polimorfo ma è anche una città di cravatte che cercano di stringere il nodo alla vista della gonna corta della turista con sigaretta .. una marlboro cinese capace di generare sussulti perché non potrà essere accesa prima del tramonto.

Un mondo che si colora quando il sole cala e un tiepido vento alita, fatto di shishe profumate e lunghe gallabeye frammiste a sinuosi decolleté e scarpe a punta Gucci decorosamente contraffatte.

E i Mc Donald boys sfrecciano per le strade di Na’ama bay e del deserto ..

E’ un microcosmo artificiale in cui tutto è complesso, in cui nulla è come appare, in cui nessuno è se stesso e da cui tanti, ahimè troppi, cercano di uscire .. uscire per riuscire e vivere.

Una fatica messa a dura prova dalle ore – innumerevoli – di lavoro e di sudore sotto gli avvolgenti raggi sharmensi.

Un microcosmo di uomini senza anima.

E’ un paese di hostess e assistenti – sudate e consunte anche loro – che a Sharm trovano dimora temporanea e un rifugio da una patria che ha dato loro il ben servito. Un paese fatto di guide e di ore di attese in aeroporto. Un popolo di nasi, mani, ph acidi e sederi torniti, visi senza occhi, bocche senza lingua con una voce che, sussurrando nervosamente, non smette di sperare che qualcuno la ascolti.

Un paese oggi stanco di parlare, un paese che si sveglierà e urlerà a squarciagola fin quando quel sistema silente smetterà di fare rimbalzare ogni cosa. Questo, che è solo un delirio notturno e confuso, è un urlo, silente anch’esso, da parte di chi – sussurrando – non smette di sperare.

In sha’ Allah ..