sabato 16 febbraio 2008

Marjane lascia l'Iran

Marjane ha lasciato l'Iran. Di cosa parlo? Ho appena finito di leggere Persepolis, il graphic novel autobiografico dell'iraniana Marjane Satrapi. Volgarmente detto "fumetto" in realtà è stato ben più coinvolgente ed emozionante di tantissimi altri romanzi e non vedo l’ora di vedere il film. Sono felice di averlo letto e ringrazio la persona che mi ha regalato il libro, perchè sono certa che senza la sua altruistica imposizione non l'avrei mai letto! Ho sempre mal tollerato le vignette, da bambina non riuscivo a comprendere il diletto che i miei amichetti provassero nel leggere quelle ‘cose’ in bianco e nero che io ritenevo mere sciocchezze. Non so perchè non mi piacessero ma ricordo benissimo che riflettei su questa cosa e giunsi perfino a comprare un topolino: mi ostinavo ad accettare di essere diversa dagli altri. Trovavo anormale non provare attrazione verso quello che rappresentava per tutti i miei coetanei oggetto di interesse e scambi. Io mi limitavo al mensile Poochie, ed ero perfino iscritta al club dei lettori. Tramite questo giornaletto per bimbe viziatelle, ho iniziato la mitica corrispondenza con altre coetanee provenienti da ogni parte d'Italia. Una passione che, in un modo o nell’altro, mi ha trasmesso mio padre; tante persone che non conoscevo chiamavano per parlare con lui, era grande mio padre e volevo essere come lui e avere tanti amici in tutto il mondo. Non so se fosse solo per vanità oppure per spirito emulativo, ma ricordo che mi piaceva scambiare foto, cartoline e buffi racconti. Attendere ogni giorno di tornare a casa per pranzo e trovare una lettera per me nella buca delle lettera era una conquista indescrivibile .. Non pensavo a queste cose da tempo e mi sono lasciata piacevolmente trasportare da questo improvviso flusso di coscienza .. ma tornando all’oggetto di questo post, ossia Persepolis, posto di seguito la recensione curata da Nadia Rosso e apparsa il 6 febbraio sul quotidiano La Sicilia:

Talentuosa scrittrice e disegnatrice, Marjane Satrapi è divenuta in breve tempo un vero e proprio caso letterario. Dopo aver lasciato volontariamente l'Iran, suo paese natale, per emigrare in Francia, l'incontro col fumettista David B. le ha aperto le porte della "bande dessinée" francese attraverso la notissima casa editrice "L'Association". Autrice di racconti e disegnatrice di libri per l'infanzia, la Satrapi ha trovato infatti nel crudo bianco e nero dei suoi "romanzi a fumetti" la sua originale maniera di intendere l'arte. Indissolubile "fil rouge" delle sue opere è il profondo e inscindibile legame con la terra d'origine, a volte amaro e malinconico, altre volte violento e provocatorio, svelando attraverso il potere e la forza del disegno uno spaccato delle tradizioni del suo popolo in modo originale e disincantato. Col lungo racconto "Pollo alle prugne" (2004), l'autrice iraniana riflette, attraverso la parabola esistenziale di un antenato musicista (suo alter ego), sulle complicazioni di una vita interamente dedita all'arte e al sogno. Assolutamente spietato e all'insegna della misantropia è invece il ritratto familiare che emerge da "Taglia e cuci" (2003) nel quale l'innocua metafora del cucito svela con piglio divertito e intelligentemente ironico difetti e pregi del mondo maschile, gioie e dolori del matrimonio. L'opera più matura, quella che le assicurato una notorietà mondiale, è tuttavia il graphic novel "Persepolis", serializzato in Francia a partire dal 2000, che l'ha fatta conoscere al grande pubblico, fino all'assegnazione del massimo riconoscimento al "Festival International de la Bande Dessinée" d'Angoulême, che in terra di Francia è una specie di premio Nobel del fumetto. Il romanzo racconta in prima persona le vicende autobiografiche della giovane e ribelle Marjane, sullo sfondo di un Iran testimone del passaggio di regime dal governo persiano filo-occidentale dello scià Muhammad Reza Pahlavi a quello islamico e fondamentalista dell'ayatollah Khomeini.La chiave dell'opera è semplice. Essa fa perno sulla pungente arma dell'ironia, sulla semplicità del tratto e sull'universalità del messaggio che veicola. Semplicità e realismo stilizzato, infatti, servono all'autrice per raccontare un percorso di vita: dalla ribellione adolescenziale, ai compromessi dell'età adulta. Il successo mondiale della serie e l'incontro con il regista Vincent Paronnaud hanno reso possibile un adattamento per il grande schermo, che ha già ottenuto l'ambito Premio della Giuria allo scorso Festival di Cannes e una candidatura agli Oscar. Il film, come il romanzo, non è solo un atto d'accusa contro il regime teocratico degli ayatollah, ma rappresenta soprattutto un itinerario di formazione, lo sforzo di trovare il proprio posto nel mondo, accompagnato sempre da un irrefrenabile e caparbio amore per la vita. Attraverso l'intera sua produzione, ad un tempo lirica ed essenziale, ironica e schietta, la Satrapi riflette e ci fa riflettere, sorride e ci fa sorridere, scegliendo di raccontare la volontà di vivere la propria vita, anche sullo sfondo delle tragedie di cui siamo ogni giorno spettatori e, quindi, testimoni[1].

[1] http://giornale.lasicilia.it/giornale/0602/CT0602/CS/CS01/05.html

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